Mckinsey State of AI 2025: la bussola sul mercato e le applicazioni in azienda

Indice

Il 2025 ha segnato un’accelerazione importante nell’adozione dell’intelligenza artificiale da parte delle aziende.
Ma se da un lato cresce la diffusione dell’AI nelle funzioni operative, dall’altro emerge un dato chiave: la maggior parte delle imprese è ancora ferma alla fase di sperimentazione.

È quanto rivela il nuovo report McKinsey “The State of AI in 2025: Agents, Innovation, and Transformation”, che offre una fotografia aggiornata del percorso delle aziende nell’integrazione dell’AI e nell’estrazione di valore strategico.

Adozione AI: un passo avanti… ma non ancora una corsa

Secondo McKinsey, l’88% delle aziende oggi utilizza regolarmente l’AI almeno in una funzione, un salto netto rispetto al 78% registrato l’anno scorso. La penetrazione è ampia, ma la maturità resta disomogenea:

  • Solo un terzo delle aziende ha iniziato a scalare i propri programmi di AI a livello enterprise.

  • Due terzi sono ancora nella fase di test o proof of concept, senza una strategia chiara di adozione su larga scala.

  • Le aziende più grandi (per fatturato e numero di dipendenti) sono le più avanti: quasi la metà di quelle con oltre 5 miliardi di dollari di ricavi ha raggiunto la fase di scaling, contro appena il 29% tra quelle sotto i 100 milioni.

L’adozione si fa sempre più multifunzionale: il 68% delle aziende impiega l’AI in più di una funzione e il 50% in tre o più, con IT, knowledge management, marketing e vendite in cima alla lista.

Agenti AI: la prossima frontiera dell’automazione intelligente

Una delle novità più rilevanti del 2025 è l’emergere degli AI agent, sistemi basati su modelli fondamentali capaci di agire nel mondo reale, pianificare e portare a termine più step operativi in autonomia.

Ecco i principali dati emersi:

  • 62% delle aziende hanno già iniziato a sperimentare con agenti AI.
  • Il 23% ha superato la soglia della sperimentazione, avviando il deployment su scala aziendale, anche se spesso limitato a una o due funzioni.

Tuttavia, in nessuna funzione aziendale più del 10% delle imprese ha scalato questi agenti: segno che siamo ancora agli inizi.

I settori “early adopter” sono:

  • IT (es. service desk automation, triage tecnico, supporto utenti)
  • Knowledge management (es. ricerca avanzata, document retrieval, sintesi automatizzata)
  • Industrie leader: tecnologia, media, telecomunicazioni e sanità.

Valore economico: innovazione sì, ma l’EBIT non decolla (ancora)

Una delle domande centrali del report è: l’AI sta portando benefici misurabili? La risposta è sì, ma con sfumature.

Il 39% dei rispondenti afferma che l’AI ha generato un impatto sull’EBIT aziendale.

Ma nella maggior parte dei casi, meno del 5% dell’EBIT complessivo è attribuibile all’AI.

Tuttavia, i benefici qualitativi sono chiari:

  • 64% segnala miglioramenti nell’innovazione
  • 45% riporta un aumento nella soddisfazione del cliente
  • Un altro 45% riconosce un vantaggio competitivo concreto

Le funzioni che generano maggiore impatto:

  • Riduzione costi: software engineering, IT, produzione
  • Aumento ricavi: marketing e vendite, strategia e corporate finance, sviluppo prodotti/servizi

Chi vince con l’AI? Gli “high performer” mostrano la via

McKinsey identifica un gruppo di aziende che si distingue nettamente: quelle che attribuiscono all’AI almeno il 5% del loro EBIT e ne traggono “valore significativo”. Cosa le accomuna?

  1. Ambizione trasformativa
    Mentre l’80% delle aziende vede nell’AI un mezzo per l’efficienza, gli high performer l’utilizzano per crescere, innovare e ripensare il business. Sono tre volte più propensi a usare l’AI per guidare una trasformazione radicale.
  2. Ridefinizione dei workflow
    Queste aziende non si limitano ad automatizzare, ma ripensano i processi alla radice, integrando l’AI nei flussi di lavoro e nei sistemi decisionali.
  3. Leadership attiva e visione strategica
    Gli high performer sono tre volte più propensi a dichiarare un forte commitment da parte dei vertici aziendali, che promuovono l’uso dell’AI con coerenza e trasparenza.
  4. Investimenti importanti
    Un terzo di queste aziende destina oltre il 20% del budget digitale all’AI, contro appena il 7% delle altre.
  5. Avanzamento nell’uso degli agenti
    Sono tre volte più avanti nella scalabilità degli agenti rispetto alla media: molte li impiegano in più funzioni operative, a supporto continuo del lavoro umano.
  6. Adozione delle best practice del modello Rewired
    Strategia, governance, dati, modelli operativi e formazione: le aziende vincenti non lasciano nulla al caso e adottano approcci robusti per integrare l’AI in modo sostenibile. Un elemento chiave è la pratica “Human-in-the-loop”, per decidere quando l’intervento umano è necessario per validare o supervisionare l’output dei modelli.

Impatti sul lavoro e gestione del rischio: tra nuove skill e consapevolezza crescente

Il report McKinsey non si limita a valutare l’impatto economico: esplora anche come l’AI sta influenzando la forza lavoro e il modo in cui le aziende gestiscono i nuovi rischi.

  • 43% delle aziende non prevede grandi cambiamenti nella forza lavoro
  • 32% si aspetta una riduzione, mentre il 13% prevede un aumento

La domanda di competenze AI è in aumento: le figure più richieste sono software e data engineer, con una tendenza più marcata nelle aziende di grandi dimensioni

Sul fronte dei rischi:

  • Oggi le aziende gestiscono in media 4 rischi AI, rispetto ai 2 del 2022
  • 51% ha già sperimentato effetti negativi legati all’AI
  • Il problema più comune? L’inesattezza dei risultati, seguita da problemi di compliance e proprietà intellettuale

I “top performer”, pur più esposti, sono anche più capaci di mitigare i rischi: la gestione strutturata dell’AI (inclusi auditing e validazione) fa la differenza.

Conclusione: chi vuole davvero competere non può più aspettare

McKinsey chiude con una metafora efficace:


“Se l’adozione dell’AI fosse una maratona, molte aziende sono appena arrivate alla partenza. Hanno le scarpe giuste (gli strumenti), ma devono ancora cambiare stile di corsa (i processi), assumere un coach (leadership attiva) e costruire una strategia per completare la gara in modo competitivo.”

Per chi guida l’innovazione nelle aziende, il messaggio è chiaro: non basta testare l’AI. Occorre integrarla in modo sistemico, strategico, responsabile. Solo così potrà trasformarsi da tecnologia promettente a leva concreta per generare crescita, differenziazione e valore duraturo.

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Written by Neodata’s Marketing Team — experts in AI, data, and digital transformation.

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